“Albarossa” un vitigno autoctono tutto Piemontese!
L’Italia è la nazione che vanta piu varieta e diversita al mondo in fattore di vitigni autoctoni. Un patrimonio di eccellenze da valorizzare e sostenere, come hanno ben compreso alcuni giovani produttori, tra i quali i titolari dell’azienda agricola “La Tribuleira” (in dialetto piemontese significa faticare) fondata nel 2000 dai tre fratelli Mauro, Daniele e Elisa Gallo nel comune di Santo Stefano Belbo.
Loro grande punto di forza, a mio parere ma non solo, è quindi l’utizzo di vitigni autoctoni meno conosciuti e diffusi ma dalla qualità unica e inconfondibe come l’Albarossa e la Nascetta vitigno a bacca bianca originario delle Langhe gia menzionato fin dal lontano inizio ottocento nei registri comunali di Alba e Mondovì.
Ma parliamo del vitigno autoctono Albarossa che è stato ottenuto nel 1938 da Giovanni Dalmasso, uno dei padri nobili dell’ampelografia italiana, incrociando Nebbiolo e Barbera nel tentativo di catturare tutte le caratteristiche e le qualità dai due vitigni principali Piemontesi.
In realta da recenti indagini sul DNA è risultato che il vero padre dell’Albarossa non è il celebre e nobile Nebbiolo, ma il meno conosciuto “Chatus” o “Nebbiolo di Dronero” vitigno autoctono alpino.
Dopo un lungo periodo di sperimentazioni nel 2001 l’Albarossa è stata iscitta tra i vitigni idonei alla coltivazione nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo.
Per le sue qualità enologiche e la predisposizione all’affinamento in legno ultimamente è stato preso in considerazione da molti produttori tra cui per l’appunto i fratelli Gallo che lo hanno tramutato in un vino interessantissimo, equilibrato di una bellissima beva, un vino idoneo inoltre all’invecchiamento e che conserva le sue caratteristiche per 10-15 anni. Si chiama “Cariò” Albarossa Piemonte DOC.
Provatelo ve lo consiglio con tutti i grandi piatti di carne rossa, specialmente la selvaggina, ma anche da solo o per un aperitivo con un buon salame o dei formaggi stagionati.